Yuca

La yuca (nome scientifico Manihot Esculenta) è un tubero originario del Sudamerica. E’ conosciuta anche con il nome di tapioca, manioca o cassava ed è una pianta perenne che si coltiva nelle regioni caratterizzate da clima tropicale o subtropicale del pianeta.
Questo tubero è conosciuto e utilizzato in cucina da millenni dalle popolazioni indigene d’America e a loro si deve l’addomesticamento e la selezione delle piante nel corso del tempo.
La yuca si presenta in forma affusolata, è di lunghezza variabile, generalmente quelle che si trovano in vendita sono lunghe circa 35-40 cm. e hanno un diametro di circa 5 cm., ma possono raggiungere anche gli 80 cm. di lunghezza e avere un diametro più grande. Sono provviste di una scorza molto dura e legnosa, di colore marrone e rugosa superficialmente, all’interno la polpa è compatta e di colore bianco o giallastro.
Esistono due tipi di yuca: una detta “dolce” (che si può mangiare anche cruda) e l’altra detta “amara” (che da cruda è tossica, ma cotta diventa commestibile).
La yuca è un’eccellente fonte di carboidrati, è ricca di minerali quali il magnesio, il potassio, il calcio e il ferro e contiene vitamina C e vitamine del gruppo B.
E’ un alimento povero in grassi e in proteine.
I suoi usi in cucina sono innumerevoli, gastronomicamente parlando potremmo paragonarla alla patata, dunque si comprende quanto sia un alimento versatile e apprezzato.
Dalla yuca si ottiene anche una fecola, simile alla fecola di patate, conosciuta come tapioca che è una valida alternativa alla farina di grano anche e soprattutto per chi soffre di intolleranze al glutine.
In molti paesi del mondo, ma specialmente dell’America Latina, la yuca è un ingrediente fondamentale per preparare diverse pietanze.
Viene consumata cruda, cotta (fritta, al forno, bollita), essiccata, elaborata per preparazioni salate o dolci. Gli indigeni della foresta Amazzonica di lingua quecchua sono soliti preparare anche una bibita alcolica (ottenuta dalla fermentazione della polpa) che chiamano “chicha” (ma che non ha niente a che vedere con l’altra bevanda a base di mais che si prepara in Perú e che ha lo stesso nome).
In altri paesi dei Caraibi (Cuba, Repubblica Dominicana, Porto Rico, Giamaica…), in Venezuela e in Colombia si utilizza la yuca per preparare un tipo di pane chiamato “casabe”, usanza che rimonta alle tradizioni culinarie precolombiane.
 

Come pelare la Yuca:

La yuca ha una scorza molto dura pertanto è impossibile (oltre che rischioso) pelarla come si fa con le patate.
Esiste però un sistema per pelarla con facilità che vi dettaglio qui di seguito.
Innanzi tutto procuratevi un buon coltello robusto e affilato.
Tagliate le due punte estreme della yuca ed eliminatele (foto 1).
Ora tagliate la yuca in due o tre pezzi in maniera che sia più facile maneggiarla.
Prendete un pezzo di yuca per volta e incidetela longitudinalmente con un taglio profondo circa 2 millimetri (foto 2). Se guardate bene la yuca tagliata in sezione, vi accorgerete che tra la scorza marrone e la polpa c’è uno strato color avorio/rosaceo che l’avvolge circolarmente (come l’anello di un tronco dell’albero, foto 3 e 4).
Il trucco sta nel riuscire ad individuare questo strato e sollevarlo con la punta del coltello: dovrete soltanto fare leva con la punta del coltello (foto 5) e vedrete che la scorza si srotolerà letteralmente dalla polpa (foto 6), lasciandola liscia e intatta (foto 7).
Con un pò di pratica riuscirete a fare questa operazione quasi in automatico, ma mi raccomando usate sempre estrema precauzione per evitare incidenti.

Una volta pelata la yuca potete tagliarla come preferite (rondelle, bastoncini, etc..). La yuca, sprovvista della scorza, tende ad ossidarsi rapidamente: se notate che la polpa bianca cambia colore e tende a diventare rosa è del tutto normale, ma non succede nulla.

Come ultimo consiglio, cercate di eliminare il “cordoncino” duro che contiene al centro della polpa (se non ci riuscite quando è cruda, una volta cotta sarà più semplice).
 

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